I Forti Austriaci della Prima Guerra Mondiale

A partire dall'ultima guerra d'indipendenza, da quando cioè il Lombardo-Veneto fu annesso al Regno d'Italia, l'Impero Austro-Ungarico iniziò a preoccuparsi fortemente della difesa dei suoi confini meridionali. In particolare gli austriaci avevano a cuore i confini del Sud-Tirolo con un occhio particolare a Trento e a Rovereto che erano da sempre nelle mire di Roma.

Nonostante i confini non fossero ancora stabiliti in modo definitivo gli imperiali badarono bene a riservarsi le quote montane più elevate e ad avere alle spalle vie di approvvigionamento agevoli. Le trattative ed i sopralluoghi della commissione mista andarono avanti a lungo ma intorno al 1904 si giunse ad una definitiva tracciatura del confine.

L'Austria non perse tempo e iniziò quasi subito a dar corso alla progettazione e costruzione di opere fortificate moderne e tecnicamente avanzate, grazie anche alle cospicue dotazioni finanziarie del genio riservate alle spese militari per la difesa.

 

La piante di Forte Luserna
La piante di Forte Luserna

Come venivano concepiti i forti austriaci?

Mentre in Italia la concezione delle opere fortificate era basata sugli standard del cosiddetto modello Rocchi gli austriaci ebbero un approccio più pragmatico a questo genere di costruzioni. Gli ingegneri militari non si rifacevano ad una tipologia preconfezionata ma "interpretavano" il luogo in cui le fortezze sarebbero sorte e progettavano di conseguenza il tutto.

La strategia di impiego delle fortezze era molto diversa da quella italiana dato che esse erano realizzate come un vero e proprio sistema difensivo interconnesso in una cintura di altre fortezze e campi fortificati che dovevano essere validi appoggi alle fanterie per la difesa o per eventuali azioni di attacco.

Le caratteristiche costruttive la dicono lunga sia sulle capacità finanziarie sia sulle conoscenze tecniche dei genieri austriaci. Quasi sempre le costruzioni erano scavate nella roccia e protette da corazzature in cemento armato che raggiungevano spessori di 3 mt. Inoltre, nel cemento, erano annegate potrelle d'acciaio incrociate e reti sempre d'acciaio. sovrapposte che garantivano una notevole resistenza alla penetrazione anche dei calibri più grossi (ad esempio i 305 e i 280 italiani non provocavano seri danni alle strutture).

Normalmente i forti erano dotati di 4 cupole in acciaio al nichel spesse 25 cm e fuse in un unico blocco per aumentarne la resistenza. Oltre alle cupole per gli obici vi era anche una cupola osservatorio (fissa o a scomparsa) per dare le coordinate di puntamento ai pezzi e che potevano essere equipaggiate anche con mitragliatrici secondo l'occorrenza. Numerose erano poi le postazioni per mitragliatrici dotate di scudi d'acciaio a prova di bomba.

Le cupole degli obici erano dotate di una avancorazza affondata nel cemento che impediva ad eventuali colpi caduti davanti di danneggiare la struttura e di impedire lo sparo del pezzo.

L'obice al suo interno ruotava autonomamente rispetto alla cupola per evitare che i meccanismi di puntamento rimanessero danneggiati da eventuali colpi.

I depositi sia del carburante che delle polveri erano ben protetti nelle profondità della roccia e tra le cupole vi erano delle riservette per le munizioni di pronto impiego.

Un gruppo elettrogeno a benzina produceva la corrente necessaria, mentre l'acqua era sempre disponibile grazie alle cisterne di raccolta e agli acquedotti ben riparati con condutture scavate nella roccia. Anche i collegamenti telefonici erano protetti in condutture interrate in profondità.

 

Gli effetti di un colpo da 305 italiano su una cupola di Forte Belvedere
Gli effetti di un colpo da 305 italiano su una cupola di Forte Belvedere

Come erano armati i forti austriaci?

All'inizio del XX° secolo la Skoda Werke, una acciaieria in Boemia, che allora faceva parte dell'Impero, iniziò a rifornire l'esercito di armamenti. Data la funzione prevalentemente difensiva delle fortificazioni, la Skoda progettò un mortaio compatto e maneggevole calibro 100mm che veniva montato nelle cupole corazzate. La canna, lunga 176,5 cm, era realizzata in bronzo rinforzato ed il rinculo era smorzato da meccanismi idraulici. Aveva una gittata massima di 8,1 km, un po' meno se i proiettili erano caricati a shrapnel (7,7 km) o a granata (7,3 km). All'interno dell'avancorazza erano ricavate delle nicchie per il munizionamento di pronto impiego e per ogni obice era prevista una scorta nei deposisi di 1120 colpi.

Vi erano poi altri cannoni per la difesa ravvicinata come i cannoni da 8 cm (M09) a tiro rapido o da 6 cm (M10) sempre a tiro rapido. Numerose erano anche le mitragliatrici Scwarzlose  (MG07) che coprivano tutto il perimetro delle fortezze in modo da non permettere l'avvicinamento di fanteria nemica.

 

Schema di obice da fortezza da 100 mm
Schema di obice da fortezza da 100 mm