Villa Fracanzan Piovene

Orgiano nella storia e la nascita della villa

La facciata di Villa Fracanzan Piovene
La facciata di Villa Fracanzan Piovene

L’abitato di Orgiano risulta già da documenti di epoca romana in cui si provvede alla centuriazione del territorio vicentino e l’assegnazione delle terre ai veterani. Sul suo territorio correva la via romana che da Lonigo si innestava nella più importante e trafficata via Postumia e risulta che fosse cinto da mura con quattro porte.

Tra il XII° e il XIII° secolo subì le scorrerie dei padovani che tentavano la conquista del vicentino e devastarono il territorio diroccando il castello e il paese. Dopo la caduta dell’impero romano e a seguito dele continue devastazioni operate dalle varie signorie confinanti, Orgiano divenne un luogo paludoso e malsano.

A partire dal XV° secolo furono avviate corpose opere di bonifica che resero le campagne di Orgiano note e rinomate per la qualità e la ricchezza produttiva sia delle messi che delle uve e di questo sviluppo furono energici protagonisti i Fracanzan. Nel 1412 il vescovo di Vicenza concede alla famiglia Fracanzan l’investitura dei beni e dei diritti feudali nel paese. Il periodo storico era decisamente favorevole a nuovi investimenti sulle terre dato che le lotte tra Carraresi e Scaligeri erano cessate ed era appena avvenuta la dedizione delle terre venete alla Serenissima Repubblica di Venezia.

I nobili vicentini, divenuti proprietari della vasta porzione di campagna che va dalla sommità del colle fino alla pianura, iniziano a costruire e riadattare per uso agricolo un vasto complesso di fabbricati quattrocenteschi circondati da mura, quasi a rievocare un antico castello.

Nel 1668 il conte Francesco Fracanzan fa erigere ai piedi del colle la cappella gentilizia dedicata a San Francesco d’Assisi con la facciata prospicente la vecchia strada romana e nel 1700 suo figlio Giovanni Battista fece cintare con un muro lungo la strada la proprietà e dispose alcuni lavori di abbellimento e miglioramento dei fabbricati.

Ma fu nel 1710 che il conte commissionò all’architetto Francesco Muttoni l’attuale splendida dimora, unendo al corpo della villa anche la lunga barchessa preesistente e alcune costruzioni quattrocentesche. Ne risultò un edificio insolito e dalle proporzioni gigantesche ma perfettamente e armoniosamente inserito nell’ambiente circostante.

 

La villa

La mappa della villa come si presentava in origine
La mappa della villa come si presentava in origine

Le due facciate, quella prospicente la strada e quella che da sulla campagna, sono assai diverse: sobria la prima, monumentale e quasi barocca la seconda, con un’altissima loggia colonnata a cui si sovrappone il granaio.

Esternamente non si può non notare l’imponente barchessa che fu sapientemente collegata alla villa dal Muttoni, nonostante i vincoli imposti dalla struttura già in essere lungo la strada, rendendo asimmetrica la prospettiva ma assolutamente gradevole all’occhio. Qui erano sistemati i granai, le stalle e i vari depositi degli attrezzi funzionali all’azienda agricola.

Un grande parco recintato si stende davanti alla villa con un’impostazione paesaggistica interessante: un grande viali di carpini in asse con la facciata e, a metà del viale, un lungo canale che va da est a ovest secondo gli schemi dei giardini alla francese.

Come tutte le ville venete anche questa dimora si sviluppa intorno al grande salone centrale in ogni suo piano. Il piano terreno ha un ingresso diviso in tre navate sorrette da colonne. Da qui partono quattro scale distinte per raggiungere i piani superiori e il granaio. Quest’ultima era dedicata solamente a questo servizio e poteva essere percorsa senza interferire con la normale vita familiare. Nel grandissimo granaio non si può non notare le grandi finestre occhiute che servivano per mantenere areato il grano e le biade accumulate per garantirne la fragranza e la conservazione per lunghi periodi.

I mezzanini del secondo piano ospitavano le stanze della servitù mentre il piano nobile era utilizzato dalla famiglia sia per la vita quotidiana che per gli eventi mondani. Sul tetto otto grandi camini convogliano le canne fumarie dei focolari delle camere dei tre piani

 

Al piano terra erano poste le cucine con un grande fornello a legna a più fuochi, un grande camino e un impressionante acquaio scavato in un blocco unico di marmo. Si racconta che questo splendido manufatto fosse piaciuto molto a Napoleone che ne dispose il sequestro per portarlo al palazzo del Louvre. Ma il conte Fracanzan lo anticipò facendolo smontare e seppellire nel parco, sottraendolo così alle avide mani del futuro imperatore.

 

La situazione attuale

La facciata sud di Villa Fracanzan Piovene
La facciata sud di Villa Fracanzan Piovene

La villa fu sempre abitata fino al 1970 e la sua funzione di azienda agricola rimase tale fino al 1980. In seguito la grande proprietà rimase disabitata e chiusa e iniziò un notevole degrado delle strutture dovuto all’umidità e alle infiltrazioni d’acqua dal tetto che ne provocarono il cedimento. Anche i pavimenti in legno si sollevarono e l’apertura di numerose crepe allarmarono i proprietari che intervennero, in accordo con la Soprintendenza dei Beni Ambientali, con un corposo intervento di risanamento.

Nonostante molti elementi necessitino ancora di restauri, i lavori effettuati hanno salvato la villa e l’hanno restituita alla sua originaria bellezza.

Oggi Villa Fracanzan Piovene è visitabile e fruibile e ci regala uno spaccato di vita rustica così come lo si poteva vedere all’inizio del secolo scorso.

La spettacolare cucina con tutti gli attrezzi e le masserizie originali, il salotto centrale, detto sala del plebiscito, con i suoi arredamenti del 1856, il grande salone da ballo e le camere con i baldacchini e i letti ottocenteschi offrono al visitatore la sensazione di tornare indietro nel tempo, quando i nobili possidenti vivevano qui e si occupavano dell’amministrazione e della gestione delle terre.