Vicenza nell'alto medioevo

Ponte delle Barche
Ponte delle Barche

Si racconta che Teodorico re degli Ostrogoti che nel 493 aveva conquistato l’Italia, abbia visitato Vicenza. Ricevuto con grandi onori dai notabili della città rimase suggestionato dalla classicità del luogo tanto da ordinare il restauro di molti monumenti ed in particolare del teatro Berga.
Si tratta ovviamente di una leggenda dato che non vi sono prove storiche di questo fatto, tuttavia è da notare come Vicenza , nonostante i numerosi saccheggi dovuti alle invasioni barbariche, non abbia subito distruzioni tali da perdere completamente le vestigia del luminoso passato, come invece accaduto a molte altre città italiane.
Anzi, dopo la deposizione dell’ultimo imperatore romano nel 476, Romolo Augustolo, la città conobbe un periodo di relativa prosperità sotto il dominio di Odoacre re degli Eruli, tradizionalmente incline alla moderazione.
Dopo Teodorico la città visse momenti duri durante la guerra tra Ostrogoti e Bizantini ( 535-554) che si concluse con la vittoria di Bisanzio. La vittoria durò poco dato che i Longobardi calarono in Italia nel 568 e forse Vicenza fu la prima città presso cui si fermarono nella vittoriosa marcia verso Milano. La città diviene uno dei 36 ducati nei quali viene suddiviso il territorio conquistato ed ebbe una zecca nella quale battere moneta,acquistando così potere politico ed economico.
Il centro del potere aveva sede non lontano dall’attuale Palazzo Vescovile,infatti scavi effettuati negli anni 50 nei pressi della Cattedrale hanno portato alla luce preziose tracce documentali ed iconografiche risalenti al VI° e all’VII° secolo che confermano la dominazione longobarda della città. Anche la Basilica dei Santi Felice e Fortunato fu oggetto delle attenzioni e della munificenza dei notabili longobardi che contribuirono in modo cospicuo al mantenimento ed all’abbellimento dell’edificio e al sostentamento degli ordini monastici.
Nel 774 Carlo Magno sconfigge a Pavia l’ultimo re longobardo,Desiderio, dando inizio così alla dominazione dei Franchi che continueranno ad essere munifici nelle elargizioni ai vari ordini monastici. Oltre ad essere generosi nei confronti del clero i Franchi si dimostrano sensibili anche verso le istituzioni cittadine che nell’ambito della rinascita carolingia puntano a cementare il sacro Romano Impero la cui costituzione culmina con l’incoronazione da parte del pontefice di Carlo Magno a San Pietro nella notte di natale dell’800.
Vicenza viene inclusa nella Marca del Friuli e diviene residenza di un conte franco;tra l’VIII° ed il IX° secolo conoscerà un notevole progresso di vita civile. Addirittura nel capitolato di Olona l’imperatore Lotario nell’825, istituì una scuola pubblica,evento rarissimo se non eccezionale per quei tempi.
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso finisce la dinastia dei carolingi ed inizia la convulsa fase del cosiddetto Regno Italico.A questo si aggiungeranno le scorrerie dei terribili Ungheri,una popolazione barbare originaria delle regioni del Volga e calati nella pianura danubiana intorno al IX° secolo. Queste tribù,nell’899, calarono in Italia dopo avere abbattuto l’avamposto di Aquileia e ,percorrendo la via Postumia, assaltarono Vicenza saccheggiandola. In tutto le devastazioni e gli assalti degli Ungheri furono ben 11 tra l’899 ed il 947.La furia dei barbari si accanì particolarmente contro la basilica dei santi Felice e Fortunato,alle porte della città,distruggendo completamente il monastero annesso.Dagli attacchi si salvò solamente il martyrion deputato alla custodia delle sacre reliquie.Ci vollero circa un centinaio d’anni prima che il povero vescovo Rodolfo ,attraverso cospicue donazioni ricevute grazie al restaurato potere imperiale,riuscisse a restaurare la basilica.
Infatti nel 951 Ottone I° di Sassonia venne incoronato Re d’Italia e nel 955 riuscì a sconfiggere i terribili Ungheri e finalmente nel 962 venne incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica.
Vicenza visse ancora un periodo di pace,tornando ad essere fiduciosa nella vita,ma non trascurando le amare esperienze vissute durante le scorrerie dei barbari. Divenne evidente che le fortificazioni romane ,trascurate e fatiscenti,non erano più sufficienti a proteggere la città che nel frattempo era cresciuta sia come popolazione che come nucleo urbano. Per giunta anche le piene dell’Astico divennero sempre più frequenti e rovinose,tanto da rendere necessario arginare il fiume a nord di Montecchio Precalcino e deviarne il corso verso il Tesina.Venne anche incanalato,dalle sorgenti presso Dueville,il Bacchiglione e portato in città a confluire con il Retrone nei pressi della bassura dell’Isola.Attualmente il corso del modesto Astichello rende una seppur modesta idea del primitivo percorso del più imponente Astico.
Tra il X° e l’XI° secolo inizia la costruzione della nuova cinta muraria cittadina.Ad oggi è agevole ricostruirne il percorso dato che è riportato nella famosa Pianta Angelica del 1580. Per chi volesse cimentarsi nel percorrerne il perimetro partendo da Piazza Castello e muovendosi in senso antiorario si imbocca Contrà Mure Pallamaio:ovviamente le mura si distendevano sul lato esterno rispetto al centro cittadino.Al termine di Contrà Mure Pallamaio troviamo Ponte Furo e quindi pieghiamo verso Piazzola San Giuseppe e proseguiamo in Contrà Porton del Luzo,Piazzola Gualdi e le contrade Mure San Michele e delle Barche fino al ponte sul Retrone.
Subito oltre il ponte,il Retrone confluiva nel Bacchiglione ma nel 1870 e 1880,per evitare che le frequenti piene devastassero la città,ingenti lavori furono compiuti per spostare la confluenza molto più a valle,lungo la Riviera Berica,più o meno dove sorge la chiesetta di Santa Caterina al Porto.
Dopo il Ponte delle Barche le mura si scostavano dal Bacchiglione per lasciare spazio alla zona portuale ma all’isola (Piazza Matteotti),riprendevano a seguire il corso del fiume fino a Levà degli Angeli e raggiungevano l’attacco di Ponte degli Angeli. Tagliandi diagonalmente Largo Goethe si prosegue verso Contrà delle Canove e verso Contrà Motton Pusterla fino ad entrare in Contrà Pedemuro San Biagio. Di quì si passa in Contrà Motton San Lorenzo e attraverso Contrà Mure Porta Castello si risale nuovamente in Piazza Castello per un totale di 2620 metri di percorso.
Data la modesta lunghezza della cinta la città non poteva ospitare più di 5 o 6000 abitanti e gli insediamenti edilizi erano spesso intervallati da ampi spazi adibiti ad orti,cortili e chiostri dei numerosi monasteri esistenti. Le mura erano molto alte specie a nord e ad ovest.Nella zona dell’attuale Teatro Olimpico scorreva presumibilmente un piccolo corso d’acqua chiamato la roza de collo che contribuiva alla formazione dell’isola che si trovava dove attualmente sorge Piazza Matteotti. Questa particolarità fa pensare che in un primo momento le mura tagliassero direttamente la zona delle Barche e si congiungessero all’altezza dell’attuale Contrà Canove Vecchie,lasciando fuori il sopra citato corso d’acqua.
Fuori dalle mura esistevano due fortificazioni:il castello di Predevalle che dal 1230 fortificava il ponte delle Barche e castel San Pietro che dal 1234 proteggeva l’accesso alla città da Ponte degli Angeli. NEL 1266 i Padovani fanno sottoscrivere un patto di custodia ai Vicentini ( patto peraltro molto oneroso per la città) nel quale è previsto che i Padovani stessi debbano provvedere a rendere sicuro il passaggio sotto la loro custodia.Infatti Castel San Pietro è nelle mani dei Padovani che lo presidiano con una robusta guarnigione e a loro spetta il compito di mantenere la fortezza e di ampliarla all’occorrenza.
Comunque la porte di San Pietro era già esistente all’inizio del XII° secolo e viene segnalata nel Regestum possesionum del Comune del 1262. Analizzando i documenti scopriamo che nel 1264 negli Statuta viene stabilito di procedere alla riparazione dell’antico ponte romano le cui arcate sono crollate,mediante una struttura provvisoria in legno.Scopriamo anche che il ponte aveva un orientamento diverso da quello odierno e imboccava direttamente porta San Pietro evitando la bassura dell’Isola seguendo l’andamento delle costruzioni che si affacciano sulla piazzetta dove sorge il monumento a Fedele Lampertico.
In tutto le porte della città erano cinque:si trattava di autentiche rocche fortificate i cui passaggi erano protetti da guarnigioni e ponti levatoi che venivano chiusi di notte. Ad ovest si apriva la cosiddetta Porte Feliciana,così chiamata perché da quella porta passava il popolo diretto alla basilica dei Santi Felice e Fortunato.La porta era di poco spostata rispetto all’attuale Porta Castello.Sulla testata di Ponte degli Angeli,verso est, era la porta detta di San Pietro dato che superato il fiume si potevano raggiungere la chiesa ed il monastero delle monache Benedettine di San Pietro.Verso nord si aprivano due porte:laprima era Porta Pusterla che insisteva all’incrocio di Contrà Motton Pusterla e Pedemuro San Biagio con Contrà Porti.Il sottostante ponte sul Bacchiglione era originariamente in legno ma venne poi rifatto in Pietra di Montecchio intorno al 1231.Un po' più avanti all’incrocio delle contrade Pedemuro San Biagio,Motton San Lorenzo e Corso Fogazzaro era Porta Nuova le cui prime notizie risalgono al 1074 e che gli Statuta attestano munita di torri merlate.
Verso sud-ovest la Porta di Berga ,collocata di fronte all’omonimo antico teatro,coincideva con l’attuale Porton del Luzo la cui torre sembra risalire all’ XI° secolo.Il Regestum delle proprietà comunali conferma già nel 1262 l’esistenza del torrione ma più spostato verso il palazzo merlato dei Dalesmani dove oggi si incontrano Piazzola Gualdi e le contrade Del Guanto e Mure San Michele e lo conferma anche la Pianta Angelica con il nome di Porta di Mezo.Questo fa supporre l’esistenza anche di altre porte secondarie come ad esempio la Porta di Carpagnone che si apriva su Campo Marzio subito a lato di Ponte Furo verso Contrà Mure Pallamaio.Viene menzionata anche un’altra porta che da su Campo Marzio “ tutta murata a mezo le mura del Palamaggio et in capo della strada della Racchetta” dalla quale,si racconta,nel 1236 vi fece irruzione Federico II° per saccheggiare la città.
Ad ulteriore difesa si sfruttavano le acque a formare un grande fossato intorno alla città.Si sfruttava in parte il corso naturale del Bacchiglione che scorreva lungo le mura nella zona delle Barche fino a Ponte degli Angeli e da qui verso Ponte Pusterla.Le mura scorrevano più in alto,sul dosso di Contrà Canove in una posizione sopraelevata con l’evidente intento di controllare tutto il pianoro ai piedi della città.Da Porta Nuova venne scavata una apposita fossa nella quale furono immesse le acque della Seriola che accompagnava le mura cittadine fino al ponte delle Barche.
Dopo le demolizioni avvenute nel 1800 e le continue manomissioni rimangono ben pochi resti della antica cinta altomedievale.Se ne possono vedere cospicui resti in Contrà Motton San Lorenzo all’incrocio con Contrà Ponte delle Bele:i resti fungono da recinzione di un giardino privato .Altri resti si possono vedere in Contrà Ponte Furo inglobati nella vecchia casa de Ferrari e negli scantinati di Palazzo Gualdo Dalle Ore.Più avanti,verso Porton del Luzo si vedono dei resti inglobati nel piano terreno di un palazzo ottocentesco.Ancora un piccolo frammento delle antiche mura si può incontrare all’incrocio tra Contrà Mure San Michele con Contrà della Piarda.
La tecnica costruttiva delle mura era prevalentemente basata sull’uso della pietra grezza dei Berici o di Montecchio Maggiore.Il cotto appare solo sotto forma di scaglie o mattoni rotti usati per riempire i vuoti tra le pietre assieme alla calce usata come legante.Si notano inoltre in alcuni punti la disposizione più regolare dei materiali con uso di pietre di forma pressoché uguale (Motton San Lorenzo e Porton del Luzo) ,mentre in altri punti la costruzione appare meno raffinata con uso di pietre irregolari e disposte con meno perizia (Ponte Furo e Mure San Michele).