La battaglia del Cimone

Il terreno della battaglia

Il sacello sul Cimone
Il sacello sul Cimone

Per comprendere le difficoltà e l'enorme sforzo che le truppe italiane dovettero sostenere su questa montagna è necessaria una premessa di carattere geografico. Il Monte Cimone (1226 m.) è la vetta più alta di un sistema montuoso che degrada ripidamente a sud verso Arsiero passando per Quota Neutra (1078 m.) e Monte Cavaiojo (1111 m.). Sia ad est che a ovest la conformazione del terreno è pressappoco la stessa e nel fondovalle troviamo il torrente Astico e il Rio Freddo. Sul versante nord troviamo l'altopiano di Tonezza e dei Fiorentini che degrada molto più dolcemente consentendo il rifornimento di eventuali truppe in maniera più agevole ed una posizione difensiva vantaggiosa. Si può ben capire quindi come sia complesso conquistare una tale posizione e quali difficoltà si incontrino quando davanti si ha un nemico ben trincerato e dietro difficoltose linee di approvvigionamento. In questo angusto scenario si consuma la tragedia del Cimone dove i soldati del Regio Esercito devono prima difendere una posizione difficile e poi, una perduta, riconquistarla ad un prezzo altissimo per poi perderla definitivamente fino alla fine della guerra.



Le forze in campo

Cartolina del 72° Reggimento Brigata Puglie
Cartolina del 72° Reggimento Brigata Puglie

All'inizio delle ostilità la zona del Cimone era presidiata da un buon numero di forze italiane coadiuvate dai forti che dovevano dare man forte ai reparti impegnati nelle operazioni di difesa. Anche gli austriaci erano fortemente presenti su queste zone ed erano ben arroccati sull'altipiano dei Fiorentini con possenti campi fortificati e forti. Le posizioni italiane erano però più precarie e la natura del terreno rendeva complicato rifornire le truppe in linea. Gli austriaci invece godevano di posizioni migliori da un punto di vista strategico e data la natura del terreno era per loro più semplice rifornire le truppe.


FORZE ITALIANE:

All'entrata in guerra dell'Italia la zona è presidiata da 2 Battaglioni del 79° Reggimento di Fanteria della Brigata Roma, 21°Batteria da Montagna e 1 Batteria da Campagna del 29° Artiglieria.

72° Reggimento di Fanteria e 1 Battaglione del 71° Reggimento Brigata Puglie.


Ai due lati del Cimone ci sono i forti Cornolò ( armato con 4 cannoni da 75A) e forte Casa Ratti (armato con 3 cannoni da 149G).


Al momento dell'attacco austriaco del 14 Maggio 1916 la zona era in mano alla 35° Divisione di Fanteria : Comandante Generale Felice De Chaurand.


La divisione era composta da: 69° e 70° Reggimento di Fanteria della Brigata Ancona, 63° e 64° Reggimento di Fanteria della Brigata Cagliari, Battaglione Alpini Vicenza, e dai 204°,207°,209° Battaglione del 33° Reggimento della Milizia Territoriale e 3 Battaglioni della Regia Guardia di Finanza a presidio degli sbarramenti sul fondo valle dell'Astico.


FORZE AUSTRO UNGARICHE:

XX° Corpo d'armata formato dalla 3° e dalla 8° Divisione agli ordini dei Generali Ernst von Horsetzky e del Generale von Fabini.


La 3° Divisione è formata dalla 5° Brigata di Fanteria comandata dal Maggiore Generale Richard Muller a sua volta composta da 5 Battaglioni del 59° Reggimento Reiner, da 3 Battaglioni del 21° Reggimento e dai Battaglioni di Marcia X/14 e X/59.

C'è poi la 15° Brigata di Fanteria formata da 5 Battaglioni del 14° Reggimento Hessen e 4 Battaglioni del 50° Reggimento al comando del Maggiore Generale Phleps.



Occupazione austriaca dal 25 maggio al 22 luglio 1916

Schizzo austriaco della zona appena conquistata del Cimone
Schizzo austriaco della zona appena conquistata del Cimone

All'inizio della guerra gli italiani conducono varie offensive sul tratto di fronte dell'altopiano dei Fiorentini senza successo. L'obiettivo era la conquista del monte Coston, punto strategico di osservazione, ma le iniziative in tal senso hanno scarso successo, anzi, gli austriaci riescono a penetrare in territorio italiano seppur di poco. Tutto rimane sostanzialmente immobile fino al 14 maggio del 1916 quando le linee vengono investite da un pesante bombardamento in preparazione dell'attacco delle fanterie del 15 maggio. L'urto è possente e i tentativi di resistere risultano vani, tanto che il 18 maggio giunge l'ordine di evacuare Arsiero e di ritirarsi verso il monte Novegno e il Cengio formando una linea di resistenza che coinvolge anche il monte Cimone.

Sull'altopiano di Tonezza vi è la 9° Divisione del Generale Gonzaga che cerca disperatamente di arrestare l'avanzata austriaca ma nella notte tra il 20 e 21 maggio 1916 anche questi reparti sono costretti a ripiegare su Arsiero consentendo agli austriaci di occupare Tonezza. Entrambi i contendenti vogliono fortemente la posizione del Cimone e gli italiani cercano in tutti i modi di difenderla dato che si tratta di un importante caposaldo, ma l'avanzata austriaca non si ferma aiutata anche dal fatto che gli italiani hanno grosse difficoltà ad approvvigionare le truppe a causa della natura del terreno.

Una curiosa serie di malintesi dovuta ad errori nella interpretazione delle mappe da parte degli austriaci rallenta l'offensiva senza tuttavia arrestarla. All'alba del 25 maggio 1916 un pesante bombardamento investe le posizioni italiane sul Cimone provocando danni ingentissimi e molte perdite. In tarda mattinata, alle 11.00, inizia l'assalto delle fanterie che viene parzialmente respinto dagli alpini del Battaglione Cividale.

La lotta è accanita e a poco a poco le truppe italiane cedono terreno sempre più arroccate sulla vetta del Cimone. La posizione ormai non può più essere tenuta e alle 21 del 25 maggio 1916 gli ultimi difensori della vetta sono costretti a ripiegare ulteriormente e il nemico prende possesso della cima.

Il 26 maggio 1916 verso mezzogiorno viene dato l'ordine ai reparti italiani di ritirarsi ad Arsiero. Il Cimone è definitivamente perso e rimarrà in mano austriaca fino al 22 luglio del 1916.

 

 

Riconquista italiana del 23 luglio 1916

Cartina del Cimone alla vigilia della riconquista italiana
Cartina del Cimone alla vigilia della riconquista italiana

Alle ore 15.00 del 22 luglio 1916 inizia un pesante bombardamento delle posizioni austriache ad opera del 24° Artiglieria da Campagna e da un gruppo del 34° Artiglieria da Montagna che si trova a Punta Corbin. Appare subito chiaro ed evidente che gli italiani si preparano a dare l'assalto al Cimone per riprendere in mano l'importante caposaldo.

L'artiglieria svolge il suo compito per 18 ore consecutive e ad un certo punto allunga il tiro per dare al nemico la sensazione che le fanterie attaccheranno di li a poco. In questo modo gli austriaci riprenderanno il loro posto sulle posizioni battute in precedenza. Lo stratagemma funziona e nuovamente le artiglierie accorciano il tiro e provocano numerose perdite ai soldati in linea. Lo spettacolo è seguito addirittura da Vittorio Emanuele III° che dalle sicure posizioni del Cengio osserva il bombardamento con il binocolo......

Alle 4.30 del 23 luglio inizia l'attacco delle fanterie italiane supportato da un possente fuoco di artiglieria. I reparti coinvolti in questa azione erano il II° Battaglione del 154° fanteria e il Battaglione Alpini Val Leogra al comando del Colonnello Pagello che avevano il compito di attaccare frontalmente la vetta del Cimone. Alle 5.00 del 23 luglio tutti i reparti sono in posizione d'attacco e scatta l'assalto.

Nonostante il terreno difficile a poco a poco gli italiani riescono ad occupare una trincea lasciata senza difese dal nemico e piazzataci una mitragliatrice tentano un primo assalto alla vetta che viene però respinto. L'afflusso continuo di rinforzi consente, nonostante la posizione precaria, di tentare un nuovo assalto e alle 15.00 del 23 luglio gli alpini del Val Leogra e la 5°, 7° e 10° compagnia del 154° fanteria occupano il trincerone di quota 1230, la vetta del Cimone.

Purtroppo gli italiani non riescono a penetrare oltre questa posizione e devono accontentarsi della linea precaria che fronteggia a 30/40 metri quella austriaca prontamente eretta per impedire ulteriori avanzate. Dal 24 luglio al 5 agosto il Cimone viene violentemente conteso tra i due eserciti a colpi di attacchi e contrattacchi e feroci duelli di artiglieria. La situazione è quindi in fase di stallo.

 

 

La mina

Il 59° Rainer occupa il cratere lasciato al posto della vetta del Cimone
Il 59° Rainer occupa il cratere lasciato al posto della vetta del Cimone

A partire dal 5 agosto, vista l'impossibilità reciproca di scalzare l'avversario dalle sue posizioni, entrambi i contendenti iniziano una subdola guerra sotterranea. I genieri dei due eserciti si prodigano nello scavo di gallerie per piazzare cariche esplosive sotto le posizioni nemiche. Si scatena una corsa a chi arriva prima all'obiettivo. Gli italiani sono più indietro rispetto agli austriaci quindi, al solo scopo di distrarre e rallentare i nemici, sferrano numerosi attacchi sempre falliti alle posizioni dove si presume si stiano preparando i tunnel di mina.

Nella notte tra il 17 e il 18 settembre esplode la contromina italiana realizzata allo scopo di distruggere le gallerie austriache. Purtroppo i risultati sono assai modesti e già poche ore dopo lo scoppio si odono i genieri austriaci al lavoro per ripristinare la funzionalità delle camere di detonazione.

A questo punto gli austriaci decidono di completare i lavori a mano per dare la sensazione che la galleria e le camere di scoppio siano state abbandonate. Tra il 21 e il 22 settembre l'esplosivo viene portato in posizione: 4500 kg di dinamite, 8700 kg di dinamon e 100kg di polvere nera e gelatina. A ciò vanno aggiunti 21 kg di candelotti di dinamite che serviranno da carica iniziale. Le camere di scoppio vengono tappate con sacchi di sabbia e sbarre di ferro per bloccare lo sfogo dell'esplosione nella galleria e convogliare la forza dirompente verso le posizioni italiane.

Alle 2 del mattino del 23 settembre 1916 gli uomini del 59° Rainer che presidiano l'avamposto del Cimone si ritirano nei ricoveri lasciando solo le sentinelle che a loro volta abbandoneranno i posti di guardia ad un preciso segnale. Alle 5.45 viene attivato il detonatore e due possenti esplosioni fanno saltare in aria la cime del Cimone lasciando un cratere di 50 mt di diametro e 22 di profondità. Le urla dei soldati sepolti dall'esplosione sono udibili chiaramente dagli austriaci. In tutto tra i militari italiani si conteranno 218 morti ufficiali compresi.

Il Cimone rimane in mano austriaca fino al 2 novembre 1918, due giorni dopo la guerra era finita.