La battaglia dell'Ortigara

Il terreno della battaglia

Chiunque salga verso l'Ortigara da Piazzale Lozze non può fare a meno di chiedersi come fosse possibile sopravvivere in un ambiente tanto ostile . Certamente la passeggiata domenicale tra i boschi e i mughi trae in inganno l'escursionista che potrà apprezzare il paesaggio e la natura circostante ma ben difficilmente potrà rendersi conto di cosa volesse dire combattere quassù . Innanzi tutto il terreno non è certo facile e tutti i trasporti dovevano essere eseguiti con animali da soma , mentre gli autocarri potevano arrivare al massimo fino al piazzale del Lozze . In secondo luogo , mentre gli austriaci si erano attestati su posizioni dominanti e ben fortificate , gli italiani erano continuamente esposti ai colpi dell'artiglieria nemica ed occupavano posizioni sfavorevoli , più basse e meno fortificate .

Il terreno roccioso offre scarse possibilità di defilarsi e ogni ricovero richiedeva estenuanti lavori di scavo e perforazione con il rischio continuo che una granata vanificasse ogni sforzo. Inoltre la montagna è completamente priva di fonti idriche , costringendo quindi gli ingegneri militari a predisporre condotte che portavano l'acqua in cisterne in quota usate come riserve .

Il terreno è impervio e completamente brullo dato che gli alberi erano stati abbattuti sia per limitare la copertura al nemico sia per usare il legno come materiale da costruzione per i ricoveri e per scaldarsi . In quota la vegetazione è ridotta a pochi mughi falciati dai colpi e dalle granate .

Pur occupando la cresta antistante l'Ortigara , cioè Cima della Caldiera , Monte Lozze ecc. , gli italiani dovevano necessariamente attraversare un vasto tratto di terreno scoperto , val dell'Agnella , per poi inerpicarsi sul ripido costone dei Ponari e su cima Ortigara ( Le Pozze per gli austriaci ) prima di poter entrare in contatto con il nemico . Era pertanto facile respingere ogni tentativo di attacco da una posizione difensiva favorevole che consentiva il controllo in ogni momento della situazione del fronte .

Per gli austriaci le cose erano decisamente migliori . L'occupazione delle quote maggiori e le grandiose opere difensive davano un vantaggio tattico enorme . Innanzi tutto i lavori di fortificazione potevano essere eseguiti relativamente indisturbati , e dall'alto di Cima Ortigara , del Monte Forno e del Monte Chiesa era facile scorgere il minimo accenno di scontro facendo tempestivamente intervenire le artiglierie . Il fronte era disposto ad arco e anche questo portava ad avere il vantaggio delle linee di tiro su tutto il teatro degli attacchi colpendo gli italiani con il fuoco di infilata . Il problema dell'acqua era sentito anche dal nemico ma le condotte idriche austriache erano in posizione protetta e difficilmente potevano essere colpite .

Verso est il massiccio si tuffa nella Valsugana con un precipizio di centinaia di metri , pertanto , non era possibile compiere azioni di attacco da quel versante e non era necessario per gli austriaci difendere massicciamente questa parte di fronte .

 

Le forze in campo

Durante la Strafexpedition gli austriaci , dopo avere raggiunto e superato Asiago decisero di arretrare per posizionarsi in zone meglio difendibili e più sicure , quindi si attestarono sulle alture dominanti alle spalle dell'altopiano . Come detto tale scelta strategica metteva gli italiani in condizione di attaccare le linee nemiche partendo da posizioni sfavorevoli .

 

FORZE ITALIANE :

Comanadante Generale Ettore Mambretti

 

XX° Corpo d'Armata con la 52° Divisione composta da 18 battaglioni alpini 29° Divisione + 9° Bersaglieri

 

XXII° Corpo d'Armata con la 13° , la 25° , la 57° Divisione + 5° Bersaglieri

 

Le forze furono divise in 2 colonne :

 

Colonna Di Giorgio :

 

8° gruppo : Battaglioni Alpini Val Ellero , Valle Arroscia , Monte Marcatour , Monte Clapier + 215°,662° e 691° compagnie mitraglieri .

 

9° gruppo : Battaglioni Alpini Verona , Bassano , Monte Baldo , Sette Comuni + 202° , 663° , 692° compagnie mitraglieri

 

In supporto 45° , 47° , 48° batteria da montagna e 41° , 194° compagnir Genio Zappatori .

 

Colonna Cornaro :

 

2° gruppo : Battaglioni Alpini Mondovì , Ceva , Val Tanaro , Val Stura , Bicocca , Vestone + 527° , 693° , 694° , 695° compagnie mitraglieri

 

In supporto 13° , 62° , 64° batterie sommeggiate .

 

A presidio delle linee Battaglioni Alpini Valtellina , Stevlio e 78° e 79° compagnie mitraglieri . Le riserve erano il Battaglione Tirano e Spluga e 176° , 456° , 661° compagnie mitraglieri e 38° compagnie Genio Zappatori .

 

FORZE AUSTRO-UNGARICHE :

Comandante Artur von Meceseffy

 

6° Divisione ( composta da 12 ° e 11° Brigata ) + 3° e 6° Batteria Mortai da 305 e 5° e 6° Batteria Obici da montagna .

22° Divisione con XI° e XII° Brigate di Fanteria .

 

III°/ 37° della 18° Divisione di Fanteria

20° Battaglione Feldjager

7°   Battaglione Feldjager

17° e 27° Reggimento Imperial Regio

 

In riserva erano rimasti :

III°/59° Rainer

IV°/14° dietro al 17° Reggimento Imperial Regio

23° e 34° Feldjager

II°/6° Tiroler Kaiserjager

 

In tutto le perdite italiane furono di 983 ufficiali e 24.216 soldati ( di cui più di 5.000 solo l'ultimo giorno della battaglia ) mentre gli austriaci persero 251 ufficiali e 8.577 soldati !

Il prologo

L'offensiva sull'altopiano fu voluta da Cadorna per alleggerire il pericolo di aggiramento delle armate sul fronte isontino qual ora gli austriaci fossero riusciti a sfondare sul fronte Veneto-Trentino .

Esaurita la spinta della Strafexpedition gli austriaci riposizionarono le loro linee su un terreno più facilmente difendibile arroccandosi sulle creste e sulle cime dominanti dell'altopiano .

Inizialmente il piano di Cadorna prevedeva un contrattacco già nel 1916 ma , vista l'inefficienza del nostro servizio di informazioni che aveva già dato modo al nemico di venire a conoscenza dei piani di attacco , l'elemento sorpresa sfumò e quindi l'attacco venne rimandato alla primavera successiva .

Il lungo inverno diede l'occasione agli austriaci di rinforzare le fortificazioni e le linee di difesa ( la linea Mecenseffy ) e di predisporre un efficiente fuoco di artiglieria in grado di sparare anche in assenza di visibilità poiché gli osservatori avevano già predisposto accurate tavole di tiro .

La linea tra il torrente Assa all'altezza di Roana e l'altopiano dei Sette Comuni sui monti Rasta , Zebio , Colombara , Forno , Chiesa , Campigoletti , Ortigara divenne un baluardo ben difeso da numerosi nidi di mitragliatrici , filo spinato , ricoveri in caverna . La disposizione ad arco delle artiglierie colpiva con il fuoco d'infilata tutto il terreno oggetto di eventuali attacchi .

Il prolungato maltempo costrinse a rimandare più volte l'attacco che affidava al XX° e al XXII° Corpo d'Armata la difficile impresa di sfondare il fronte tra l'Ortigara e il Forno ( XX° C.d'A.) e tra lo Zebio e il Mosciagh (XXII° C.d'A.) .

Per raggiungere le posizioni nemiche il nostro esercito doveva scendere dalle pendici di Cima della Caldiera e Monte Lozze , attraversare il Vallone dell'Agnelizza e risalire verso le quote in mano agli austriaci . Si aggiunga inoltre la micidiale concentrazione di uomini in uno spazio di fronte relativamente piccolo e otterremo un tragico tiro al bersaglio .

La battaglia

Pur essendo i rapporti di forza a favore degli italiani ( 154 battaglioni contro i 35 austro-ungarici )  l'impresa della conquista delle posizioni austriache appariva già di per sé impossibile .

Come già detto il nemico si era ben trincerato e aveva posizionato uomini e artiglierie oculatamente . Inoltre il terreno era sfavorevole agli italiani con lunghi tratti allo scoperto ed esposti ai tiri delle mitragliatrici , numerose e ben protette .

L'azione principale doveva svolgersi da parte delle unità del colonnello Di Giorgio sul bordo dell'altopiano attraversando il vallone dell'Agnelizza e attaccando l'Ortigara , mentre una azione parallela da parte della 20° divisione al comando del generale Caviglia , doveva attaccare il monte Forno per congiungersi poi verso Bocchetta Portule con il resto dell'esercito . L'attacco fu più volte rimandato a causa del maltempo , ma all'alba del 10 giugno 1917 alle 5.15 le artiglierie italiane iniziarono a battere le linee austriache fino alle 15.00 dello stesso pomeriggio .

La nebbia impediva agli osservatori di valutare gli effetti del bombardamento ma a mezzogiorno Di Giorgio aveva notato che i reticolati nemici erano ancora intatti ed efficienti . Fu chiesta una proroga del bombardamento ma la proposta fu respinta e alle 15.00 gli uomini iniziarono ad uscire dalle posizioni per attaccare . Le artiglierie spostarono il tiro e gli austriaci iniziarono a sparare con le mitragliatrici sugli italiani in movimento . Nonostante la divisione in 2 colonne ( la Cornaro e la Di Giorgio ) per attaccare tutta la linea nemica la concentrazione di tanti uomini in uno spazio relativamente ristretto rendeva ancora più facile la carneficina .

Usciti dai varchi predisposti dalla colonna Di Giorgio il battaglione Bassano riesce di slancio a conquistare il passo dell'Agnella e la quota 2003 aggirando le difese austriache lungo i pericolosi precipizi della Val Sugana e sorprendendo il nemico alle spalle .

Meno fortuna ebbe la colonna Cornaro che uscita dai varchi aveva attaccato il Coston dei Ponari con la protezione della nebbia . Dopo avere superato due ordini di reticolati i soldati rimasero bloccati dal terzo ordine mentre la nebbia si diradava divenendo un facile bersaglio per gli austriaci .

Più a sud la 29° divisione al comando del generale Caviglia attaccò il caposaldo del Monte Forno e le trincee del Chiesa e del monte Cucco di Pozze . L'azione era secondaria rispetto a quella sulla direttrice dell'Ortigara ma era comunque essenziale per tenere gli austriaci impegnati . Purtroppo le difese nemiche erano ben realizzate con trincee e postazioni in cemento armato e nidi di mitragliatrice mascherati che , non visti , aprirono il fuoco dopo che le fanterie italiane erano uscite mietendo diverse centinaia di vittime .

Alla fine della giornata comunque la quota 2101 era occupata dagli italiani ma gli austro-ungarici tenevano duro per non permettere l'ulteriore avanzamento nemico .

Il successivo 11 giugno 1917 gli austriaci contrattaccarono con pesanti bombardamenti e alle 2.30 le fanterie diedero l'assalto senza successo . Le perdite da ambo le parti furono altissime ma la posizione rimase in mano italiana . La situazione rimase critica con continui tentativi di riprendere le posizioni perdute da parte degli austriaci e di strenua difesa da parte degli italiani .

Il 18 giugno le artiglierie italiane riprendono un vigoroso bombardamento preparatorio ad un nuovo attacco che avvenne il 19 sempre con 2 colonne al comando di Di Giorgio e di Cornaro . Finalmente alle 6.40 del mattino del 19 giugno 1917 la cima principale dell'Ortigara è in mano italiana . Gli austriaci perdono 270 uomini e 150 rimangono feriti , mentre i prigionieri sono 944 .

In contemporanea venne nuovamente attaccato il caposaldo del monte Forno ma ancora una volta gli italiani non riuscirono a superare le munitissime difese nemiche che impedirono in questo modo il congiungimento dei reparti che avrebbero sancito il successo dell'operazione e la definitiva conquista della linea austriaca .

Era vitale quindi riprendere il controllo di cima Ortigara da parte del nemico per evitare che gli italiani potessero attestarsi in maniera stabile e potessero così organizzare un nuovo attacco .

Venne pianificata la controffensiva austriaca per il 25 giugno . La posizione precaria dei reparti italiani doveva essere sfruttata immediatamente per non dare il tempo di trincerarsi e di approntare ricoveri . . Le poche caverne avevano infatti le aperture rivolte verso gli austriaci che ne approfittarono per colpirle d'infilata con le bombarde .

Nuovamente , alle2.30 del 25 giugno , partì l'attacco austriaco con un massiccio bombardamento e 10 minuti dopo con l'assalto delle fanterie . Penetrarono agevolmente nelle posizioni italiane inondandole di bombe a mano e con i lanciafiamme , costringendo gli alpini ad indietreggiare abbandonando la cima dell'Ortigara .

Il 29 giugno 1917 l'ultima unità degli alpini del Cuneo fu costretta a lasciare anche quota 2003 ponendo fine alla sanguinosa e inutile battaglia .

Impressionanti le cifre : tra morti , feriti e dispersi gli italiani persero 983 ufficiali e 24216 soldati mentre gli austriaci persero 251 ufficiali e 8577 soldati !