Forte Lisser

La Storia

Il fossato di Forte Lisser
Il fossato di Forte Lisser

Della possibilità di realizzare una qualche opera di difesa permanente sul monte Lisser si parla già fin dal 1909. Inizialmente si pensa all'installazione di postazioni per cannoni da 120 mm mobili e a un ricovero per 200 uomini da impiegare in caso di attacco e superamento della line di confine e di avvicinamento del forte di cima Lan. Tuttavia, il comando dello sbarramento Brenta-Cismon, ritiene troppo debole questa soluzione e chiede che venga considerata la possibilità di edificare una vera e propria opera difensiva permanente.

Finalmente il 21 dicembre 1912 viene approvato il progetto esecutivo del forte con armamento fisso di 4 cannoni da 149 G in cupole corazzate e da 3 mitragliatrici, sempre in cupola, per la difesa ravvicinata. Nel 1913 iniziano i lavori veri e propri per la realizzazione del forte con lo sbancamento e lo scavo e la realizzazione delle opere murarie oltre al completamento della strada di collegamento con quella di Enego. Nel 1914 il forte è totalmente completato e pronto ad entrare in azione. 

Nonostante l'opera corazzata fosse armata e in grado di combattere il suo impiego fu marginale e data l'avanzata italiana iniziale, risultava inutile perché troppo lontano per poter sparare con efficacia sul fronte. Dopo qualche mese fu disarmato per utilizzare i cannoni altrove. Il 30 giugno 1916 fu completamente sgomberato per l'imminente avanzata austriaca e il 13 novembre 1917 forte Lisser fu occupato dal 3° battaglione T.R. Reggimento di fanteria senza combattere perché già abbandonato definitivamente poche ore prima. Rimase in mano austriaca fino alla fine della guerra. 

 

 

I ricoveri per la truppa e i servizi alle spalle di forte Lisser
I ricoveri per la truppa e i servizi alle spalle di forte Lisser

Armamento

L'accesso alla mitragliatrice in cupola modello Grouson
L'accesso alla mitragliatrice in cupola modello Grouson

Dalla sommità del Monte Lisser (1634 mt) il forte doveva battere le Melette, la piana di Marcesina, Costa Alta, Val D'Antenne, Col dei Meneghini e il fondo valle della Valsugana.

Era armato da 4 cannoni da 149 A in cupole Schneider girevoli, 4 cannoni da 75 A su affusti a ruote per la difesa ravvicinata, 2 mitragliatrici in torretta a scomparsa ai due estremi del forte, 3 in casamatta e 4 mitragliatrici mobili su treppiede.

Esternamente, defilata ai tiri nemici, era stata costruita una caserma per 200 uomini con magazzini, deposito viveri, forno per panificare, cisterne per l'acqua potabile e tutti i servizi per la truppa. Vi era anche una teleferica che saliva da Enego per rifornire agevolmente i soldati.

Il forte per funzionare aveva bisogno di 72 uomini che venivano turnati ogni settimana. 

 

 

Come funziona e come spara un cannone da fortezza

Il meccanismo per sollevare i proiettili nella cupola del cannone
Il meccanismo per sollevare i proiettili nella cupola del cannone

Tralasciando le particolarità costruttive del forte che sono praticamente standard (vedi qui) ci soffermiamo su come funzionava e come si agiva durante le operazioni belliche.

Nella parete del pezzo erano ricavate 18 nicchie che contenevano altrettanti proiettili poggiati su uno zoccolo di legno ma privi dell'innesco come riserva immediata pronta all'uso. Nella cupola prendevano posto un capopezzo e 5 serventi che avevano il compito di caricatore, aiuto caricatore, porgitore, aiuto porgitore e puntatore.

Inoltre nell'opera c'erano 2 squadre di manutentori (una attiva e una di riserva) per gli interventi di manutenzione o di riparazione immediata. Ad ognuno dei componenti della squadra in cupola era fornito un camicione lungo con tasche contenenti gli strumenti necessari alle operazioni di sparo (inneschi, fora spolette, ecc.). Tutte le squadre in servizio al momento dell'entrata in funzione dei pezzi dovevano adunarsi davanti alle scale di accesso alle cupole in due righe con serventi, puntatori e porgitori in prima riga e gli aiuti in seconda riga. Il capopezzo rimaneva sulla destra della squadra e saliva per ultimo.

Al comando di allarme i soldati si nominavano (per essere sicuri che tutti fossero al loro posto) e al comando "in batteria" la squadra saliva in ordine la scala e prendeva posto nelle rispettive posizioni.

La cadenza di tiro dei pezzi da 149 A era di un colpo al minuto e, vista la riserva presente in cupola, ogni 18 minuti i colpi venivano rimpiazzati dai serventi che attingevano alla riservetta posta in basso nei corridoi attraverso la slitta solleva proiettili presente su ogni galleria di accesso alle cupole.

Il corridoio di servizio, gli accessi alle cupole e le riservette
Il corridoio di servizio, gli accessi alle cupole e le riservette

Le riservette erano a loro volta rifornite dalla polveriera del forte dove erano conservati i colpi e i cartocci con le varie cariche (a granata, perforanti, chrapnel ecc.). Il puntatore poteva agire sia per puntamento del pezzo diretto (cioè a vista), sia tramite puntamento indiretto tramite coordinate di tiro fornite dagli osservatori e dagli ufficiali di tiro. In ogni caso i dati di tiro erano comunicati dal capo pezzo.

All'aiutante porgitore era anche affidato il compito di maneggiare l'apertura dello sportello di evacuazione dei gas prodotti dallo sparo posto sul retro della cupola corazzata. 

La forza del forte

Nel Forte Lisser erano stanziate la 9° e la 15° compagnia Artiglieria da Fortezza del 9° Reggimento e la 14° compagnia del 7° Reggimento. Nella fortezza c'era anche il comando del 6° Gruppo ai cui ordini c'erano le batterie di Coldarco.

In totale 7 ufficiali e 170 uomini più altri 255 uomini e 4 ufficiali del 7° Reggimento. Su Coldarco erano stanziati altri 53 uomini e 2 ufficiali.

La polveriera di Forte Lisser
La polveriera di Forte Lisser