Basilica dei Santi Felice e Fortunato

La facciata della Basilica dei Santi felice e Fortunato
La facciata della Basilica dei Santi felice e Fortunato

Poco fuori le mura cittadine , verso sud sulla antica via Postumia , esisteva una necropoli romana frequentata anche dai cristiani . In questo luogo prende avvio il culto dei vicentini Felice e Fortunato decapitati ad Aquileia durante le persecuzioni di Diocleziano ( tra il 303 e il 304 D.C. ) .

Dopo l'editto di Costantino ( nel 313 D.C. ) la comunità dei fedeli , non temendo più alcuna persecuzione , chiede nel 355 D.C. la traslazione del corpo di San Felice e lo tumula nel piccolo cimitero in una modesta " memoria " .

La devozione ai due martiri si consolida e tra la fine del IV° e l'inizio del V° secolo viene eretta una semplice aula ecclesiale rettangolare ( 16 m X 10 M ) priva di abside e con un pavimento a mosaico . Frequentemente saccheggiata dalle continue scorribande dei barbari e poco consona alla gloria dei due martiri cristiani , nella prima metà del V° viene presto sostituita da una più grande basilica . Alla facciata era addossato un nartece ( che era una struttura porticata usata fino al VII° secolo per ospitare pubblici penitenti o catecumeni ed in seguito scomparsa ) mentre verso nord era accostata alla basilica una struttura ottagonale ( di cui sono evidenziate le fondamenta riemerse durante i recenti restauri ) che fanno pensare ad un battistero . Questo fa sorgere un ulteriore supposizione : che la basilica fosse anticamente sede vescovile prima del passaggio della stessa nella attuale sede cittadina durante l'episcopato di Oronzio tra il 589 e il 591 .

 In questo periodo la basilica era composta da due file di pilastri che la dividevano in tre navate con pavimenti in mosaico . Anche la vecchia " memoria " veniva trasformata , come d'uso nel V° secolo , in un martyrium , un sacello vero e proprio che raccoglieva le reliquie di San Felice insieme ad altro materiale reliquiario venerato . Purtroppo Vandali e Visigoti , oltre alla guerra gotico-bizantina , ne danneggiarono la struttura ed il restauro avverrà solo verso la metà del VI° secolo per mano del referendari imperiale Gregorio .

Verso la metà dell'VII° secolo i ricchi e potenti benedettini stabilirono qui un importante monastero . Forti dei favori del re dei longobardi dopo la ricomposizione dello scisma di Aquileia nel 698 , introducono il culto dei loro santi Vito e Modesto e ampliano il nartece in un vasto quadriportico .

Ancora una volta il monastero è vittima delle scorrerie dei barbari Ungari che , sconfitto Berengario sul Trebbia nel 899 , dilagano in Italia devastando ogni cosa lasciando miracolosamente intatto solo il martyrium con le preziose reliquie . Tra il 970 e il 983 il vescovo Rodolfo provvederà al ripristino della basilica senza però ricostruire il nartece e il portico ma costruendo una cripta dove riporre più sicuramente le reliquie dei santi .

In quest'epoca risulta anche il primo abbozzo del campanile che arriverà a circa un terzi dell'attuale altezza . Nel 1117 un devastante terremoto rade al suolo la costruzione , ma subito si inizia il ripristino in quella che sarà la sua definitiva ed ultima forma basilicale . Nel 1150 i lavori sono già a buon punto e nel 1160 si innalza il campanile sino alla cella campanaria e si prosegue con il completamento della cripta nel 1179 che aveva comunque subito pochi danni .

 

Il campanile della Basilica
Il campanile della Basilica

Nel 1226-1230 viene ricostruito anche il monastero con nuovo palazzo e nuovo portico e nel 1250 l'abate Pellegrino porrà la prima pietra del nuovo chiostro . Nella seconda metà del Trecento , sotto la dominazione scaligera , il campanile viene modificato per trasformarlo in scolta avanzata sulla via per Verona e nel 1398 l'abate da Calavena provvederà ad ampliare il monastero .

Nel Quattrocento il campanile viene completato con il suo attuale tamburo ottagonale e sul lato nord della chiesa viene costruito un piccolo battistero , mentre sulle pareti laterali della chiesa vengono aperte larghe finestre e si affrescano con un fregio le capriate del tetto . Alla fine del 1500 lo stato del complesso basilicale è puntualmente riportato nella Pianta Angelica del 1580 dove si vede la chiesa con un portichetto a tre archi con timpano triangolare .

Tra il 1660 e il 1674 l'abate Galdioli conferisce alla chiesa un aspetto più barocco . Il martyrion , più volte manomesso , diventerà la sacrestia e verrà ricostruito il chiostro secondo un progetto di Orazio Scotti del 1726  e realizzato tra il 1738 e il 1760 . All'arrivo delle truppe napoleoniche i benedettini vengono cacciati dal monastero . Si susseguono infelici quanto maldestri interventi nell'Ottocento con una controsoffittatura improbabile e la sopraelevazione del presbiterio con arconi romanici . Fortunatamente nel 1935 si provvederà allo smantellamento delle orribili strutture cercando di riportare all'originale aspetto del XII° secolo la basilica ed il martyrion paleocristiano .

Il frammento di affresca sul portale che rappresenta la resurrezione dei morti
Il frammento di affresca sul portale che rappresenta la resurrezione dei morti

L'area esterna della basilica , anche se attualmente è pesantemente deturpata dagli inconsulti interventi urbanistici dei primi del Novecento , presenta un interessante raccolta di sarcofagi romani e paleocristiani . Vicino al portale anche una colonna detta di San Gallo che anticamente si trovava presso la Porta Castello e nella cui ricorrenza ( il 16 di ottobre ) sin dal 1388 si teneva in Campo Marzio la fiera franca . Esisteva anche uno scalone che portava all'ingresso monumentale al monastero che venne scioccamente demolito alla fine dell'Ottocento . La fascia selciata davanti al portale segna l'antico limite del nartece che non esiste più .

Incornicia va il portale un affresco di cui si intravvedono i frammenti che rappresentava la resurrezione dei morti  ( prima metà del IX° secolo ) .

Gli interni della basilica si presentano con l'estetica dell'antica costruzione del XII° secolo . Meravigliosi i mosaici originali del V° secolo che sono visibili nella navata centrale a circa 60 cm sotto il pavimento attuale . L'altare è un antico sarcofago romano del II° secolo mentre nell'abside gli affreschi barocchi con la Gloria della Vergine e i Santi Felice e Fortunato del Carpioni sono tra quadrature affrescate di Giuseppe Arighini . Altre quattro pale del Carpioni datate tra il 1662 ed il 1665 completano il pregevole ciclo dell'artista nella chiesa .

La vera chicca di questa meravigliosa basilica è il martyrion tra i più importanti del genere nella seconda metà del V° secolo . Dedicato probabilmente fin dall'origine al culto della vergine vi si legge l'iscrizione " Sancta Maria Mater Domini " . E' a croce greca ed era rivestito in marmo greco di cui si possono ancora vedere frammenti superstiti . Dal 1979 quì sono poste le reliquie di San Felice in un urna neogotica del 1903 sotto la mensa dell'imponente tabernacolo ligneo settecentesco .

Purtroppo perduti , se non in poche e frammentarie tracce , i chiostri duecenteschi del convento mentre rimane traccia dell'aggiunta trecentesca dell'abate da Calvena nell'ala settentrionale dove è visibile il lungo portico in laterizio . Rimane invece intatto il chiostro settecentesco dello Scotti .

Il pavimento originale con i mosaici
Il pavimento originale con i mosaici